Io – ostile – nemico di me stesso
Io non so chi sono, né chi sono stato -
un estraneo davanti a me stesso – eppure ai miei occhi nuovo
e vecchio, quando mi guardo allo specchio -
io credevo d’essere ovunque a casa - e già ero
un profugo, ancor prima di esserci arrivato -
io sono del tutto fragile – e tuttavia mi sento
il più forte di tutti - così forte a volte - così fiacco così sovente
(io fui deriso e duro a morire - debole e privo di volontà - privo di coraggio)
io in verità non temo nulla – e al tempo stesso temo tutto -
io non voglio rimanere solo – e appena non lo sono più anelo alla solitudine.
Io voglio imparare, sì imparare, e odio il mio sonno, perché rapina il mio tempo
ma sono così stracolmo di me stesso -
io sono colmo d’idee cariche d’energia- e di così tanta tristezza -
io voglio vivere e voglio morire – e sovente faccio entrambe le cose -
io ero così avido di felicità – e guarda ora, detesto il senso di questa felicità
io ero ovunque e senza voler essere in nessun luogo, quando mi trovavo nel tutto -
io ho sempre creduto in Dio - e tuttavia gli ho sputato addosso ed anche un
Crocifisso ho bruciato -
e gettato via la mia croce e la Madonna -
io amo il mio Sole- e lo detesto, perché io so che non riuscirò a sfuggirgli -
io amo le puttane, i ladri e fors’anche gli assassini - perché amo il loro destino -
se essi ne hanno uno -
e io amo anche i “pazzi”, così li chiama la gente - essi sono come dei ciechi
che vedono già da lungo tempo - io amo pure tutte le puttane che sono sopra di noi,
poiché esse hanno così tanto da soffrire -
io sfuggo ogni giorno - e quando viene la notte e tutte quante le ore si fermano senza tempo,
io a quel punto cado malato, perché il giorno non è più.
Io invoco la protezione di Dio - e lo derido e poi mi derido, quando egli m’assiste -
e costretto poi a fuggire di nuovo - e quando abbandonato
a me stesso ne sono lacerato,
allora io invoco nuovamente aiuto.
Io odio tutti i bambini - e tuttavia quando ne vedo uno io m’inginocchio.
Io vado in cerca di me stesso – e quando mi ritrovo io sono il mio
peggior nemico.
La mia stessa pelle brucia come fuoco -
e imprevedibile come un animale è il mio sangue -
io fuggo da me e dalla mia vita - e di me odiando quella parte che vorrebbe farla finita.
Però io prego Dio per avere dolore e vita amara -
e pensieri dopo la febbre -
io voglio patire per ogni fiore, se esso muore all’improvviso -
e voglio esser grato in eterno, se ogni anno la primavera torna -
e voglio attendere la forza dopo le sofferenze.
Dio, dammi la forza per sopportare il tempo dell’attesa - senza gridare,
e per il grande grembo dammi l’umiltà.
Klaus Kinski (Trad. A.Curcetti)